Il duca Federico non è
semplicemente un eccellente capitano di ventura, è molto di più: è un
impresario della guerra. Il Signore di Urbino, infatti, assieme a quella che oggi potremmo definire
la sua “azienda bellica”, non si limita a condurre operazioni militari su
richiesta, ma è in grado di fornire eserciti formati ed equipaggiati e saprebbe
apportare anche comprovate conoscenze di
architettura militare nel caso in cui il committente abbia necessità di rivedere
le sue strutture di difesa.
Non è solamente per
proteggere il territorio, dunque, che il nord delle Marche ospita tutti questi
castelli: le imponenti e sublimi strutture militari testimoniano la profonda
sapienza del duca e della sua squadra in ambito bellico.
E per essere i primi
della classe, per essere all’avanguardia, è necessario sperimentare. Ma non
sempre gli esperimenti vanno a buon fine. E questo è il caso della Rocca
Ubaldinesca.
Uno degli uomini a cui
il duca è più legato è senza dubbio il conte Ottaviano degli Ubaldini, tant’è
vero che è costui ad assumere la reggenza dello Stato, ad amministrare il
denaro e a ricevere gli ambasciatori quando Federico è assente. Non stupisce
quindi che attorno al 1470 il Signore di Urbino affidi al suo braccio destro
Ottaviano lo strategico borgo di Sassocorvaro, ordinandogli, inoltre, di
fortificarlo con l’aiuto dell’architetto senese Francesco di Giorgio Martini.
Francesco si trova
subito a dover fare i conti con diverse problematiche.
Per prima cosa, Federico
non è uomo attento solo alle cose pratiche, ma è anche un esteta. La rocca non
dovrà essere allora soltanto funzionale, dovrà anche essere bella.
In secondo luogo, c’è
da accontentare il committente vero e proprio, Ottaviano degli Ubaldini. Il
conte, però, non è un cliente facile. Egli, oltre a essere un letterato e un
filosofo, è anche un astrologo e un grande appassionato di esoterismo: non è
sufficiente che la struttura sia a metà strada tra fortezza e palazzo
signorile, Ottaviano è ben deciso a darle la forma di una tartaruga, simbolo
alchemico di forza e durevolezza.
Infine all’architetto
è richiesto di centrare un obiettivo ambizioso: realizzare il primo fortilizio
resistente a una nuova e terribile arma detta “bombarda”. E per raggiungere lo scopo,
Francesco costruisce la rocca con l’idea di rendere le mura che dovranno
opporsi agli assalti continuamente sfuggenti. In pratica egli è convinto che
un’arma da fuoco produrrà più danni colpendo una superficie piatta piuttosto
che una superficie convessa o, detto più semplicemente, a pancia.
Tuttavia, la fortezza
non è ancora terminata che il senese si rende conto che a tanta bellezza non fa
da contraltare altrettanta efficienza bellica: le forme tondeggianti
impediscono una buona visibilità e riducono di molto la possibilità difensiva.
Dal punto di vista
militare, dunque, la Rocca di Sassocorvaro è un vero e proprio insuccesso, un
fallimento che Francesco di Giorgio Martini si guarderà bene dal citare nei
suoi trattati. Ma sono proprio quelle sue forme “sbagliate” a differenziare il
fortilizio di Sassocorvaro da tutti gli altri capolavori dell’architetto
senese, rendendolo unico e stravagante.
La Rocca Ubaldinesca,
quasi fonte di imbarazzo per il suo ideatore, prende la sua rivincita cinque
secoli dopo la costruzione. E’ il 1939 quando il professore Pasquale Rotondi,
su incarico del ministero dei beni culturali, compie un gran numero di viaggi
sulla sua Balilla per celare dietro le forti mura del castello una quantità
incredibile di opere d’arte, ovvero quello che l’Italia ha di più prezioso. E’
con pochissimi mezzi e grande coraggio che Rotondi porta a compimento la sua
missione top secret, detta “Operazione Salvataggio”, salvando dalla brutalità
della guerra opere di artisti come Caravaggio, Botticelli, Piero della
Francesca, Raffaello, Mantegna, Leonardo, Rubens, Canaletto e tanti altri.
Ma la Rocca di
Sassocorvaro non è famosa solo tra gli appassionati di storia, è ben conosciuta
anche negli ambienti esoterici. Sono numerosi i sensitivi che affermano,
entrando al suo interno, di percepire rumori di battaglia. Inoltre si dice che
il fortilizio sia abitato da due spiriti: il primo potrebbe essere quello di
Corrado Cariati, ucciso a tradimento dai Malatesta e poi sepolto nell’edificio
stesso; il secondo si racconta sia
quello di Elisabetta Valentini, accusata di tradimento e uccisa a colpi di
pugnale dal marito.
Come se tutto ciò non
bastasse a rendere il castello uno dei più caratteristici, c’è da annotare
anche un’altra curiosità, il piccolo teatro realizzato al suo interno sul
finire dell’Ottocento.
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