giovedì 10 settembre 2015

Rocca Ubaldinesca




Il duca Federico non è semplicemente un eccellente capitano di ventura, è molto di più: è un impresario della guerra. Il Signore di Urbino, infatti,  assieme a quella che oggi potremmo definire la sua “azienda bellica”, non si limita a condurre operazioni militari su richiesta, ma è in grado di fornire eserciti formati ed equipaggiati e saprebbe apportare  anche comprovate conoscenze di architettura militare nel caso in cui il committente abbia necessità di rivedere le sue strutture di difesa.

Non è solamente per proteggere il territorio, dunque, che il nord delle Marche ospita tutti questi castelli: le imponenti e sublimi strutture militari testimoniano la profonda sapienza del duca e della sua squadra in ambito bellico.

E per essere i primi della classe, per essere all’avanguardia, è necessario sperimentare. Ma non sempre gli esperimenti vanno a buon fine. E questo è il caso della Rocca Ubaldinesca.

Uno degli uomini a cui il duca è più legato è senza dubbio il conte Ottaviano degli Ubaldini, tant’è vero che è costui ad assumere la reggenza dello Stato, ad amministrare il denaro e a ricevere gli ambasciatori quando Federico è assente. Non stupisce quindi che attorno al 1470 il Signore di Urbino affidi al suo braccio destro Ottaviano lo strategico borgo di Sassocorvaro, ordinandogli, inoltre, di fortificarlo con l’aiuto dell’architetto senese Francesco di Giorgio Martini.

Francesco si trova subito a dover fare i conti con diverse problematiche.

Per prima cosa, Federico non è uomo attento solo alle cose pratiche, ma è anche un esteta. La rocca non dovrà essere allora soltanto funzionale, dovrà anche essere bella.

In secondo luogo, c’è da accontentare il committente vero e proprio, Ottaviano degli Ubaldini. Il conte, però, non è un cliente facile. Egli, oltre a essere un letterato e un filosofo, è anche un astrologo e un grande appassionato di esoterismo: non è sufficiente che la struttura sia a metà strada tra fortezza e palazzo signorile, Ottaviano è ben deciso a darle la forma di una tartaruga, simbolo alchemico di forza e durevolezza.

Infine all’architetto è richiesto di centrare un obiettivo ambizioso: realizzare il primo fortilizio resistente a una nuova e terribile arma detta “bombarda”. E per raggiungere lo scopo, Francesco costruisce la rocca con l’idea di rendere le mura che dovranno opporsi agli assalti continuamente sfuggenti. In pratica egli è convinto che un’arma da fuoco produrrà più danni colpendo una superficie piatta piuttosto che una superficie convessa o, detto più semplicemente, a pancia.

Tuttavia, la fortezza non è ancora terminata che il senese si rende conto che a tanta bellezza non fa da contraltare altrettanta efficienza bellica: le forme tondeggianti impediscono una buona visibilità e riducono di molto la possibilità difensiva.

Dal punto di vista militare, dunque, la Rocca di Sassocorvaro è un vero e proprio insuccesso, un fallimento che Francesco di Giorgio Martini si guarderà bene dal citare nei suoi trattati. Ma sono proprio quelle sue forme “sbagliate” a differenziare il fortilizio di Sassocorvaro da tutti gli altri capolavori dell’architetto senese, rendendolo unico e stravagante.
 
La Rocca Ubaldinesca, quasi fonte di imbarazzo per il suo ideatore, prende la sua rivincita cinque secoli dopo la costruzione. E’ il 1939 quando il professore Pasquale Rotondi, su incarico del ministero dei beni culturali, compie un gran numero di viaggi sulla sua Balilla per celare dietro le forti mura del castello una quantità incredibile di opere d’arte, ovvero quello che l’Italia ha di più prezioso. E’ con pochissimi mezzi e grande coraggio che Rotondi porta a compimento la sua missione top secret, detta “Operazione Salvataggio”, salvando dalla brutalità della guerra opere di artisti come Caravaggio, Botticelli, Piero della Francesca, Raffaello, Mantegna, Leonardo, Rubens, Canaletto e tanti altri.
Ma la Rocca di Sassocorvaro non è famosa solo tra gli appassionati di storia, è ben conosciuta anche negli ambienti esoterici. Sono numerosi i sensitivi che affermano, entrando al suo interno, di percepire rumori di battaglia. Inoltre si dice che il fortilizio sia abitato da due spiriti: il primo potrebbe essere quello di Corrado Cariati, ucciso a tradimento dai Malatesta e poi sepolto nell’edificio stesso; il secondo  si racconta sia quello di Elisabetta Valentini, accusata di tradimento e uccisa a colpi di pugnale dal marito.

Come se tutto ciò non bastasse a rendere il castello uno dei più caratteristici, c’è da annotare anche un’altra curiosità, il piccolo teatro realizzato al suo interno sul finire dell’Ottocento.

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